EMORROIDI e PROCTOLOGIA

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Recentemente mia nipote dottoressa mi dice:” zio tu non sei un esperto di patologia anale, tu sei un guru”!

Sono stato contento di questo giudizio, anche perché in parte vero, quindi mi accingo a spiegare grazie alla mia esperienza di 40 anni con migliaia di pazienti affetti da patologia anale, cosa siano le emorroidi.

Non sto a ripetere quello che qualsiasi sito dice, facendo un taglia/incolla. Nella pratica ognuno di noi ha sperimentato nella sua vita, magari per breve periodo ed in modo occasionale, la sensazione di avere delle emorroidi. Orbene, come noto, tutti abbiamo il plesso vascolare emorroidale che ha una funzione ben precisa e definita. Serve per la sensibilità anale più fine, per distinguere la presenza di feci o di aria a livello anorettale: senza plesso emorroidale dovremmo sempre andare in bagno ogni volta che ci fosse la necessità di espellere “qualcosa”, al fine di non fare brutte figure.

E’ un po’ quello che succede agli operati di emorroidi (soprattutto di emorroidectomia, ma anche a seguito di altre metodiche): nel post chirurgico l’alterazione dell’anatomia o la presenza di ferite chirurgiche o cicatrici genera una perturbazione di questa sensibilità fine. L’ano, il tuo ano, non è più cosi “confidente” ed è richiesto del tempo per una completa “restituito ad integrum”.

Quindi, il plesso vascolare emorroidale è parte della normale anatomia e importante elemento della fisiologia dell’evacuazione. Quando questa normalità viene alterata spesso si generano delle emorroidi Le emorroidi sorgono quando il plesso venoso del canale anale superiore si ingrandisce e/o quando si infiamma, per le più svariate ragioni. Così la stitichezza, la diarrea, la gravidanza, la sedentarietà, le sedute evacuative lunghe (spesso con scrolling del cellulare cfr. Plos-one 3 settembre 2025), la dischetia terminale (in pratica la difficoltà ad espellere le feci quando sono grossolane e fanno da tappo) concorrono a procurare le emorroidi.

Le emorroidi, o meglio la patologia emorroidaria, sono un problema banale o come dicono gli anglosassoni, “trivial”, nel senso che normalmente danno sintomi modesti/moderati per breve periodo, facilmente curabili e non hanno alcuna potenzialità degenerativa in senso evolutivo. Tuttavia si pone spesso un problema della diagnosi perché la loro localizzazione non è facilmente raggiungibile e perché il più delle volte il paziente affetto da emorroidi non viene considerato e men che meno visitato. E questo pone un problema di mis-diagnosi (si possono mancare anche gravi patologie). Nella lunga pratica medica e chirurgica come proctologo (sono molti anni che osservo visito e curo pazienti affetti da emorroidi) difficilmente ho trovato un medico di famiglia che abbia mai visitato un paziente. E questo è ancor più evidente oggi: a domanda precisa “è stato dal suo medico? l’ha visitata? “ la risposta pressoché totale è, “NO, si figuri! Sono sicuro di avere le emorroidi perché mi ha prescritto subito una pomata e delle pastiglie”. Con ciò, lungi da me una critica indiscriminata ai medici di famiglia: hanno le loro buone ragioni, ma la realtà è questa. Fatta la cura, la maggior parte dei “malati” sta meglio (sarebbe stata meglio anche a non fare niente! secondo me). Tuttavia taluni hanno ancora sintomi e allora il medico di famiglia li invia da un proctologo.

Purtroppo anche qui spesso si casca male: in Italia non esiste la specialità di proctologia e chiunque può fregiarsi del titolo ed esercitare. La maggior parte dei proctologi sono chirurghi mediamente con una visione “operativa/invasiva” della proctologia e raramente possono vantare esperienze su migliaia di casi. Succede così che, abbastanza facilmente, vengono proposte terapie chirurgiche in ogni caso aggressive, anche in situazioni in cui con un po’ di pazienza, buon senso e buoni consigli, si potrebbe meglio risolvere la situazione senza per forza di cosa finire sotto i ferri. Purtroppo anche i media e soprattutto il web alimentano l’offerta di queste terapie mini-invasive (molto costose e redditizie- migliaia di euro) che risolverebbero sempre e comunque ogni problema (?): il paziente non sa più a che santo votarsi, chi ascoltare, di chi fidarsi. Da aggiungere, per una verità più completa, che anche le facoltà di medicina (non tutte invero) non hanno mai considerato la malattia emorroidaria come un argomento da affrontare in modo serio e sistematico. Faccio una digressione a mo’ di esempio che derivo dalla mia esperienza personale.

Nei testi di medicina e chirurgia, delle emorroidi non è mai interessato a nessuno: c’erano alcuni capitoli che trattavano il problema alla fine dei tomi di patologia chirurgica, ma erano ben poca cosa rispetto a quanto prendevano altri temi. Così mi è più volte capitato di “essermi lavato” in sala operatoria per assistere ad interventi chirurgici di emorroidi. Spesso, quasi sempre; il “PROFF” che aveva operato per tutta la mattinata su casi ben più gravi e urgenti, arrivato alle 1400,(le emorroidi essendo un intervento “sporco” erano programmate a fine seduta) stanco e sudato, diceva: per le emorroidi pensateci voi e se ne andava lasciandoci soli. Cosi si trasmetteva non la conoscenza e la pratica, ma l’ignoranza e uno doveva arrangiarsi al meglio. Faccio un altro esempio di quanto fosse diffusa la scarsa conoscenza del problema: un primario chirurgo, molto bravo, mio amico, dovendo operare la moglie mi chiede: forse è meglio che, prima di operarla, le dai un’occhiata tu che di emorroidi ne vedi…. Carissimo collega e amico: grazie! ma quanti si comporterebbero come te ammettendo una insufficiente conoscenza!

Il problema dell’inflazione dei cosiddetti proctologi è paragonabile a quello che succede per i nutrizionisti: c’è una incredibile ed ingiustificata pletora di nutrizionisti ( meglio di nutrizioniste-donne)

La maggior parte, quasi il cento per cento, sono laureati in biologia che per sbarcare il lunario si riciclano come nutrizionisti ( dopo corsi e master adeguati spero). Ma si ignora una cosa: il biologo cosiddetto nutrizionista non può visitare il paziente, non può prescrivere terapie, non può proporre esami o indagini. Meglio, molto meglio, un medico laureato in medicina (6 anni di studio + specialità in scienza della alimentazione-5 anni) che un biologo nutrizionista (3-4 anni di facoltà).

Per i proctologi vale lo stesso discorso: non è affatto detto che perché sei laureato in medicina e chirurgia e magari specialista in chirurgia generale devi per forza essere esperto di patologia dell’orifizio anale. Debbo dire che questo è per me comune riscontro. Ma con una aggravante: questi cosiddetti proctologi implementano a dismisura accertamenti ausiliari per lo più inutili (defecografia pelvigrafia RMN manometria anorettale anche elettromiografia) quando sarebbe bastata una visita proctologica ben fatta, completa, senza fretta, ascoltando per un tempo adeguato il paziente e facendo tutta una serie di domande a risposta biunivoca per migliore comprensione del problema. Nella mia incredibilmente estesa esperienza, la maggior parte delle emorroidi è curabile con terapia conservativa e solo raramente invio al chirurgo un paziente. E’ vero “io sono fuori età” e la maggior parte dei miei colleghi coetanei fa il pensionato: io continuo a lavorare perchè mi piace il mio lavoro e mi diverto ancora, inoltre mi rendo conto che senza un parere autorevole come quello che posso dare io, un sacco di gente sarebbe in giro a fare il “giro delle sette chiese senza cavare il ragno dal buco”. Manifestando talora ai miei pazienti qualche dubbio circa l’opportunità di smettere la professione, il giudizio unanime e benevolo è quello di “allora poi, noi, come ce la caviamo?”, che un fondo di verità comunque ha: sarai sempre seguito per il tuo problema!

Succede così che uno che viene da me per un patologia dell’orifizio anale non solo avrà una buona diagnosi e terapia, ma anche la possibilità di interfacciarsi con me tramite WA per i problemi connessi: nessuno sarà lasciato solo!

Trascrivo sottoscrivendolo parola per parola quanto scrivevo 12 anni fa sul web WordPress: il dottor Mario Galluzzi, esperto di emorroidi in Lecco è il medico che ti serve se vuoi un’opinione seria, motivata ed autorevole per il tuo problema anale. INTELLIGENTI PAUCA

Aggiornamento Crioterapia delle emorroidi

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E’ invero passato un po’ di tempo, tuttavia non è passato invano, perché in tutto questo periodo ho potuto acquisire nuove conoscenze ed esperienze circa il problema in oggetto.

E’ proprio vero che non si finisce di imparare: ed  ogni giorno, da ciascun incontro con un paziente acquisisco nuove sfumature di conoscenza.

Inoltre poiché la mia caratteristica più saliente, che non si è assolutamente ridotta con  gli anni, è la curiosità, nel tempo , anche grazie alle nuove tecnologie, ho ampliato di molto il mio bagaglio culturale.

Infatti, nonostante una solida e tradizionale formazione liceale ed universitaria ( specialità di chirurgia generale e specialità di gastroenterologia all’università di Milano, primariato di gastroenterologia all’ospedale di Lecco) mi rendo conto di quanto non sia più adeguata la mia preparazione a fronteggiare le nuove acquisizioni scientifiche.

Ma a causa della mia formazione, per la quale non posso che ringraziare i molti maestri, l’aver appreso il metodo scientifico mi sta permettendo di non perdere il passo delle nuove conoscenze.

Credo che anche nella mia disciplina di appartenenza la scoperta del sequenziamento del DNA (16 S sequencing) e della epigenetica  sia l’origine di una vera rivoluzione.

La scoperta del microbiota (e del microbioma) ha introdotto un modo nuovo di osservare le malattie e le nuove cure. C’è ora la consapevolezza che una infiammazione cronica di basso grado possa  costituire la base per interpretare la maggior parte delle malattie croniche degenerative.

E’ visione unitaria questa che può costituire la chiave interpretativa di molti processi patologici: una concezione che non dispiacerà ai cultori della medicina olistica o integrale

Queste nuove acquisizioni hanno influenzato anche la mia pratica clinica, non in modo diretto ma in modo mediato: ho maggior consapevolezza che l’astensione da una pratica aggressiva nella cura di molte patologie è spesse volte più benefica per la guarigione della malattia, se osservata nella logica del lungo periodo.

Il mio lavoro è quello di un artigiano della medicina: dall’osservazione di migliaia di pazienti visitati e trattati ho maturato un atteggiamento più prudente di quanto praticato nel passato.

E’ la stessa osservazione che faccio quando mi accingo a potare la viti della mia vigna: non è affatto detto che quello che ho letto, studiato praticato fino a pochi anni prima possa valere di nuovo per il tralcio che ho tra le mani.   Si impara sempre e da tutti.

Importante è essere consapevoli di poter sempre imparare, mettersi sempre in discussione.

Ho così modificato anche il mio approccio alla diagnosi e il trattamento della patologia di cui sono un vero esperto: le emorroidi.

Siccome i miei pazienti ( o clienti o malati o utenti, non ho la parola giusta, perché tutte non adeguate)  mi fanno pressione per poter essere di nuovo curati , ho deciso di ricominciare le terapie che avevo interrotto all’epoca del COVID ( con qualche novità non banale di cui poi parlerò).

La crioterapia delle emorroidi ha una cattiva fama soprattutto perché gli studi di confronto si riferiscono ad un tempo passato (anni 70) in cui la cura veniva fatta in modo indiscriminato e massivo.

Da allora la crioterapia è stata praticamente abbandonata nonostante i pochi cultori abbiano raffinato le conoscenze e messo a punto metodi efficaci e molto performanti.

Così è stato per me, con centinaia di pazienti trattati con successo e con svariate e successive modifiche della metodica.

Purtroppo, quasi nessuno  tratta le emorroidi con la crio.

Ma di fatto tutti praticano complicate e costose terapie invasive (spesso proposte dall’industria) talora con  effetti collaterali e complicanze anche molto gravi.

E’ estremamente istruttivo e drammaticamente utile e vero  quello che si può leggere sul blog di Attilio Nicastro (che non conosco personalmente) circa le esperienze postchirurgiche di decine di pazienti. Questo è solo uno “spaccato” di esperienze e come tale ha uno scarso significato scientifico, tuttavia dovrebbe indurre il paziente che deve essere operato di emorroidi essere estremamente prudente prima di farsi mettere le mani addosso.

Non è un caso che il numero di pazienti che si sono fatti operare con l’intervento di pessia secondo Longo sia drasticamente crollato negli ultimi 10 anni.

D’altra parte è nell’intervento stesso che c’è la radice della possibile complicanza: le parti più delicate della procedura vengono fatte alla cieca.

Negli ultimi trent’anni, (non tre anni!) le centinaia di persone da me curate hanno avuto un buon successo clinico e una buona soddisfazione: non ho avuto  alcuna complicazione importante, non emorragia post trattamento, non infezioni, non ritenzione acuta di urina; nessun paziente ha dovuto essere ricoverato in ospedale dopo trattamento.

La durata media del successo terapeutico  è stata di 6/7 anni, spesso più a lungo, poi qualche volta sono dovuto re-intervenire con ulteriore crio.

Mi sembra un risultato lusinghiero se confrontato alla performance degli altri tipi di terapia, al disagio (discomfort) , al loro costo , al loro successo e alle loro complicanze.

Ma ho anche appreso nella mia pluridecennale esperienza che la cosa più importante per il successo è la selezione accurata dei pazienti.

Infatti non tutti i pazienti che hanno le emorroidi debbono essere trattati: certamente non quelli con emorroidi di primo o secondo grado.

Tra quelli con emorroidi di terzo e quarto (quelli che curo io con la crio) non tutti possono essere candidati.

Rispetto al precedente post ho modificato nel tempo  e alla luce delle nuove esperienze la mia tecnica di cura: non faccio più la crioterapia selettiva descritta da Rudd (W.W. Rudd Int. Surg 1989, 74, 148-151,Mark VanHorn ,JH Mc Leod.( In defense of Cryotherapy for Haemorrhoids. A modified method . Dis.. of Colon and Rectum 25,332-335.)

Mi sono accorto che invece di avere meno problemi, la crioterapia selettiva ne creava uno in più: se lasciavo il laccio di gomma alla base del gavocciolo potevano insorgere dolore, decubito del laccio sulla parete e possibili infezioni transmurali (cfr lavori del dottor Russel del Presbiterian Hospital di San Francisco su diversi casi di mortalità per setticemia dopo legatura elastica .T. Russell Dis.Colon Rectum 1985.28, 291-293. e JM McCloud Colorectal Dis 2006,8,748-755.)

Mi sono cioè posto la domanda: perché rischiare di avere una così grave complicanza per una terapia di una patologia comunque  banale e benigna!

Si può rimuovere il laccio: certamente! Teoricamente è una buona soluzione: ma un laccio di gomma indovato sotto un gavocciolo edematoso  è cosa non facile da rimuovere.

Ho quindi deciso e i successivi risultati hanno confermato la bontà di questa  scelta, di limitare la  crioterapia ad un solo gavocciolo per seduta, senza legatura, in modo di poter controllare bene l’entità dell’insulto termico, non sempre prevedibile.

E’ qui che viene fuori l’artigiano della medicina, come il lavoratore della vigna che si astiene da potature drastiche ed eccessive (potare sempre su tralci di un anno, la pianta ti ringrazierà).

Una volta trattato un solo gavocciolo di terzo o quarto, il controllo del risultato avviene mediamente dopo due settimane e in quella sede, qualora necessario, viene ri-trattata l’emorroide già congelata oppure viene fatto un secondo gavocciolo sempre con una tecnica minimamente invasiva.

Al massimo, in tutti questi ultimi dieci anni ho trattato in modo sequenziale, fino a 3 gavoccioli per paziente per un massimo di 5/6 sedute, ma tendenzialmente, la maggior parte ebbe la terapia, magari ripetuta, su 1 o  2  gavoccioli mirati con completa risoluzione dei sintomi , pur in presenza  di possibili emorroidi residue, che volutamente lasciavo per non compromettere la cosiddetta sensibilità fine (capacità di distinguere la presenza di aria da quella di feci.)

Stante queste premesse è essenziale ed indispensabile che io faccia una precisa mappatura della situazione emorroidaria  in modo di programmare prestazioni quanto più possibili mirate da. proporre di volta in volta al singolo paziente.

Quindi, come già detto, e come ripeto: curo solo emorroidi di terzo e di quarto grado a manifestazione settoriale.

Non tratto emorroidi circonferenziali.

Ma ciò non perché non sia possibile o perché io non sia in grado di farlo: solo, per queste emorroidi ci sono tecniche migliori e meno laboriose della mia: con me il paziente deve stare in ballo 3/4 mesi quando può essere operato in pochi giorni e bene con le migliori tecniche in uso.

Così  è evidente come sia cruciale essere visitato da un proctologo esperto ed affidabile, che consideri cioè prima il beneficio per il paziente piuttosto che il risultato della tecnica.

Come è noto questo non è affatto scontato.

Prima di candidare un paziente alla mia tecnica debbo inoltre verificare diversi parametri.

Innanzitutto la possibilità di un accesso anale adeguato (e di un paziente compiacente),

Poi la presenza di una stenosi o substenosi anale, l’ipertono sfinteriale, l’immunodepressione, l’assunzione di farmaci anticoagulanti, la possibilità di giungere in studio accompagnato, la logistica (il paziente non deve abitare troppo lontano, per possibili rare necessità che debba rivedere il paziente a breve) l’età (il paziente anziano ha mediamente una ipotonia anale: meglio astenersi dal trattarlo perché la presenza di emorroidi contribuisce alla continenza), eventuali fattori di rischio di origine vescicale o pelvico (parti distocici)  eventuali pregresse terapie chirurgiche all’ano, un perineo discendente e/o disceso, la presenza contemporanea di una ragade e/o fistola anale .

Anche l’epilessia è una relativa controindicazione.

La durata media della singola terapia  è di 30 minuti.

Essa avverrà in studio, ambulatoriamente e al termine della procedura il paziente, con il suo accompagnatore potrà tornare  a domicilio con le proprie gambe.

Il paziente non potrà lavorare nè guidare l’auto fino al giorno successivo

Non verrà fatta alcuna anestesia perché la procedura è praticamente indolore: un pò di dolore potrà accadere nella giornata della terapia facilmente controllato dal paracetamolo.

Potrà perdere un po’ di muco, senza rilevanza clinica. Potrà avere desiderio di evacuare (tenesmo): potrà farlo senza spingere, seguito da semicupi tiepidi caldi ripetuti.

Il decubito migliore, a casa, per un decorso favorevole è il decubito prono, se non possibile decubito laterale sinistro.

Durante la procedura, al paziente verrà posizionata una agocannula di sicurezza, a fronte di possibili lipotimie emozionali.

Sarà monitorizzata costantemente la saturazione d’ossigeno

La mattina dopo la terapia il paziente dovrà telefonare personalmente al sottoscritto per conferma del buon e regolare decorso.

L’onorario della terapia è di XXX euro per una seduta, che è solitamente sufficiente per emorroidi settoriali ad un solo quadrante

Ma poichè l’entità dell’insulto termico non è sempre prevedibile con esattezza, così come  l’estensione e la profondità della cicatrice , al controllo a due settimane  si valuta la bontà  della procedura effettuata e ove il caso  (raramente, ma soprattutto in presenza di una emorroide di quarto grado) la si tratta nuovamente.

Con siffatta impostazione “minimale” un decorso favorevole di 3 settori emorroidari prevede usualmente 3 sedute terapeutiche, una ogni due settimane, per un costo massimo di XXXX euro.

Mi riservo tuttavia la possibilità di ri-trattare qualche piccolo gavocciolo accessorio eventualmente ancora presente e sintomatico al costo di altre XXX euro a seduta.

Mai finora ho avuto la necessità di ricorrere  oltre a sei sedute per trattare  tre gavoccioli (XXXX euro): questa sarà comunque la cifra massima del compenso/onorario dovuto.

Ulteriori, ma ripeto improbabili nuovi trattamenti saranno gratuiti, ovviamente all’interno di un ciclo di sei mesi.

Infatti, qualora in itinere mi rendessi conto che per i più diversi motivi non fossi in grado di fare un buon lavoro in un numero ragionevole di sedute (max sei) mi comporterò come per le emorroidi circonferenziali, dirottandole ad altra terapia solitamente chirurgica, mai preclusa post crioterapia.

Dopo tanti anni di cura delle emorroidi, cardine della mia terapia è quello di non sovratrattare  (overtreatment) nessuna patologia emorroidaria.

Eventualmente, in un secondo tempo, ove necessario, eseguo una nuova terapia.

Il tuo ano con le sue  emorroidi lo conosci bene e, il più delle volte, per quanto malato, sei con esso confidente, puoi conviverci.

Delle emorroidi curate male ti fanno rimpiangerei il tuo vecchio ano.

Ti è stata proposta una terapia chirurgica per le emorroidi?

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Snowflakes on red berries

Con buona probabilità è la migliore scelta.

Ma affinché tu possa decidere consapevolmente rispetto a un’opzione chirurgica ti serve un secondo parere di un esperto di emorroidi.

Un parere pratico, e se possibile, definitivo.

L’offerta di trattamenti della patologia emorroidale è molto vasta e variegata e “uno vi si perde”.

Già il numero di proposte è un buon indice che non esiste la terapia ideale.

E le rare complicanze e/o recidive…

Per non parlare, in primis, della diagnosi, che talora non è semplice e quasi mai banale.

Già la classificazione in quattro gradi della gravità delle emorroidi proposta da Goligher è grossolana e discutibile: ma è quella comunemente accettata vuoi perché semplice, vuoi perché non ne è stata trovata una migliore.

Il dottor Mario Galluzzi, esperto di emorroidi in Lecco, è il medico che ti serve se vuoi una opinione seria, motivata ed autorevole per il tuo problema anale.

Specialista sia della disciplina chirurgica che tratta di patologia emorroidale (la chirurgia generale) che della disciplina medica per lo stesso problema (malattie dell’apparato digerente) da oltre 30 anni visita, consiglia e cura gli affetti da malattia emorroidaria.

Magari è anche in grado di “sistemartele” senza ricorrere ad aghi, fili o bisturi.